Sono spiacente di non poter essere presente di persona a causa di impegni precedentemente assunti e, molto brevemente presento l’Associazione della quale sono legale rappresentante: Il “Comitato a tutela dei diritti”, costituitosi in Imola nel 1997, ha, nei suoi scopi statutari, la tutela di tutti i diritti del cittadino, compreso il diritto alla salute.
Ovviamente l’argomento è complesso e investe un largo ampio di problematiche che i “non addetti ai lavori” come me o la maggioranza di voi non possono conoscere…ma alcune cose potevo dirle e credo interessino anche voi perché sui treni non c’è solo il personale viaggiante ma anche il “passeggero viaggiante”…e quello siete voi!!!
Non meravigli perciò se la nostra Associazione, fra le altre cose, esegue controlli attinenti radioattività, elettrosmog da radiofrequenza, da forni a microonde e da apparecchi elettromagnetici in genere: sono noti infatti gli effetti negativi dell’esposizione a intensi campi elettromagnetici e, anche se alcuni – fra virgolette esperti – si impegnano molto a dire il contrario, la relazione tra causa ed effetto è statisticamente tristemente inconfutabile.
È con questo spirito e nell’ambito dei nostri scopi statutari che su richiesta di alcuni abituali utenti della tratta Bologna ÷ Ravenna, abbiamo ritenuto di dover controllare l’intensità di campo E.L.F. ( extremely low frequency ) su convogli di tale tratta: i risultati di dette misurazioni, saranno resi noti in una pubblica conferenza che avrà luogo verso fine novembre – inizio dicembre ad Imola.
L’apparecchio usato per le misurazioni è autocostruito ma affidabile essendo stato comparato con il similare in dotazione all’A.R.P.A. di Bologna in occasione di una serie di controlli ufficiali eseguiti ad Imola nella zona industriale: data l’entità dei valori in essere, scarti del ± 10% non alterano minimamente la sostanza delle cose.
Le misurazioni sono state eseguite da me personalmente: come elettrotecnico, elettronico e progettista meccanico, sono a conoscenza degli argomenti attinenti le tre discipline elencate e delle loro eventuali correlazioni.
Per quanto possibile, mi sono documentato, via Internet, sulla composizione e le caratteristiche dei convogli esaminati.
I dati raccolti evidenziano:
- La presenza di zone altamente a rischio per i passeggeri dei convogli esaminati.
- L’assoluta certezza di zone ancora più a rischio per il personale viaggiante delle FFSS: ho visto il Capo treno entrare nella piattaforma di ingresso da una porta non accessibile ai viaggiatori.
Non potendo accedervi, posso però fare ragionevoli ipotesi basate su calcoli: peso del convoglio e tempo di accelerazione del medesimo per risalire alla potenza necessaria tenendo conto dei rendimenti e dividendo per due essendo due le motrici.
Il corridoio dal quale proveniva il Capo treno, non poteva che essere vicino agli inverter che alimentano i motori asincroni: dalle potenze e perciò dalle correnti in gioco, é ragionevole ipotizzare, in alcune zone del corridoio, intensità di campo molto vicine se non superiori a 100 µT durante gli “spunti” di massima potenza.
Il Capo treno, nel corso dei due viaggi, è passato non meno di cinque volte nella zona in questione e, di certo, senza trarne beneficio per la sua salute.
Alcune considerazioni:
- Ogni convoglio deve essere sottoposto ad una serie di controlli prima che ne venga autorizzato l’uso: chi ha proceduto all’acquisto, non poteva non conoscere i valori di campo elettromagnetico generati al suo interno sia dall’apparato di trazione sia dagli altri vari dispositivi dei quali il convoglio è dotato.
- Non si capisce – o almeno io non capisco – perché la Regione fissi un valore così basso di campo elettromagnetico per poi acquistare convogli non a norme con le leggi da lei stessa emanate.
Sollecito gli Enti, i Dirigenti interessati e i Sindacati a collaborare costruttivamente alla soluzione di un problema reale sia per chi viaggia sia per i dipendenti delle Ferrovie:
per questi ultimi, nessuna indennità di rischio può compensare il rischio della vita con l’aggravante di scaricare ingiustamente, sulla collettività, il costo di eventuali “accordi-compromesso” come già accaduto, ad esempio, all’ANIC di Ravenna e Porto Marghera.
Il problema esiste, è reale…direi “palpabile” e non è certo aggrappandosi a cavilli legali o, mi sia concesso il termine, “ruzzolando la mela” che si potranno avere delle soluzioni.
Ringrazio per l’attenzione, saluto cordialmente ed auguro un buon proseguimento dei lavori.
Comitato a tutela dei diritti
il Presidente Gian Franco Bonanni
Imola, 19 ottobre 2002
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