In molte parti del mondo, esistevano ed esistono tutt'oggi situazioni intollerabili vergognosamente tollerate in completo disprezzo dei più elementari diritti umani. Quanto vi scrivo ora, riguarda un mio amico di gioventù… vissuto e morto per difendere il diritto di vivere da uomo libero.
Caro direttore,
da anni il governo di Khartoum (Sudan) perseguita gli abitanti della sua stessa nazione perché non sono musulmani. In minimissima parte sono cattolici, il 5% forse, ma la rimanenza è solo ancorata a vecchie credenze e religioni tribali. Da Karthoum partono regolarmente plotoni di «esecutori» ben armati con il compito di risolvere il problema alla radice: di ammazzare tutti quelli che trovano. L’Onu stima, molto al ribasso, che siano state uccise già oltre 70.000 persone. Un mio amico che ha operato in Darfur, una regione nel sud del Sudan, mi diceva che la cifra va moltiplicata almeno per dieci. La Cina ha importanti accordi col Sudan: importa petrolio a prezzo di favore ed esporta in Sudan le armi che uccidono in Darfur. La Cina ha diritto di veto all’Onu e impedisce ogni delibera tesa a ristabilire la pace e l’ordine in quella regione. Per questa ragione si è dimesso il responsabile generale dell’organizzazione dei Giochi olimpici in Cina. Io, piccolo presidente di un’associazione di volontariato imolese, dico che non è giusto: nessun Paese può inseguire il suo miglioramento economico fondandolo sullo sterminio di massa di popoli innocenti perché, al di là del come vivere, il vivere stesso è il bene primario da difendere sempre, ovunque, comunque e con ogni mezzo! Vorrei che le associazioni facessero proprio il concetto che ho appena espresso. Vorrei che il volontariato facesse quello che nessun Governo può fare: propaganda di boicottaggio ai prodotti «Made in China» finché la Cina non recederà da tale comportamento. Proporrò di anda-re davanti l’ambasciata e i consolati cinesi, col camper, a distribuire volantini e fare banchetti in piazza, anche da soli! Allego l’ultima lettera inviatami dal mio amico: era a scuola con me quando andavo all’Istituto tecnico di Forlì. Prendemmo il diploma nello stesso anno, poi lo persi di vista per molto tempo, finché lo rividi casualmente sei anni fa. La sua vita non è stata molto felice: un matrimonio fallito quasi subito, un’unica figlia morta pochi anni fa in un incidente causato da un impunito pirata della strada, un grande amore per una donna che, al momento di decidere, non se l’è sentita di vivere una vita diversa… E’ tornato nel Darfur e non ho più sue notizie. Questa è la sua ultima lettera: forse lui busserà anche alla porta del vostro cuore. Lasciatelo entrare, lasciatelo vivere anche dentro di voi perché è un vero amico, uno di quelli che non vi tradirà mai!
Gian Franco Bonanni
Caro Gian Franco,
sto per ripartire: di tanto in tanto torno in Italia per regalare un fiore a mia figlia, poi me ne vado subito perché l’Inferno mi aspetta. Ormai non posso più separarmi dalle 900 anime dannate che si ostinano a vivere in quell’inferno… faccio parte di loro o loro fanno parte di me. Il Darfur è grande quasi due volte l’Italia ed ogni giorno la Morte lo percorre a cavallo o con le Jepp: vengono da est i sicari Janjaweed mandati da Khartoum. Un centinaio di Km a nord-ovest di Al Fâshir c’era un villaggio senza nome e loro vennero: uccisero, violentarono, massacrarono oltre 600 persone. Quando arrivai, trovai una decina di sopravvissuti feriti, disidratati e senza viveri. Decisi di fermarmi lì! Avevo con me un ragazzo egiziano che faceva da interprete: parlai loro, li curai come potevo e, con gli attrezzi che avevo nel furgone iniziammo a lavorare. Quasi ogni giorno arrivava qualcuno, feci un progetto, lo modificai mille volte e da allora a tutti è dato un compito che rispetta le tre priorità di sopravvivenza. Acqua e cibo, addestramento e organizzazione difesa, ricerca di materiali utili ai nostri fini. Il villaggio è ancora senza nome, ma ora siamo 900: abbiamo una piccola cucina che lavora 24 ore al giorno e si mangia a turni, abbiamo chi pompa acqua 24 ore al giorno, abbiamo difese esterne ed interne al recinto, trappole di ogni tipo, qualche arma e un piccolo «esercito» addestrato a colpire senza farsi vedere. Un piccolo gruppo elettrogeno e 20 pannellini fotovoltaici ci garantiscono 3 Kw di energia… tre Watt a persona. Abbiamo sei frigoriferi, un proiettore Tv con parabola, quattro lampade notturne agli angoli della recinzione e una piccola rete telefonica interrata che collega i punti di vedetta. Ci sono anche quattro fari sulle torrette ma, quando vengono accesi si toglie energia a tutto il resto. Tu hai almeno 3.000 Watt in casa. Anch’io ne ho 3.000, ma devo farli bastare ad una famiglia numerosa! Un nostro deputato è pagato 20 mila euro al mese. Con quella cifra cambierei la vita a 900 persone: si sentirebbero ricchi se, tutti insieme, «valessero» quanto il più stupido dei nostri eletti! Mi ha sorpreso, e stupirebbe anche te, il rendersi conto che qui la gente è felice: hanno un compito, una piccola speranza, un fine da condividere. Non si mangia molto: siamo in prima linea e gli aiuti arrivano di rado. Abbiamo seminato grano, patate e ortaggi vicino ad un ruscello. Raramente c’è un po’ di carne, ma ci si abitua a vivere con poco. Sah gen ayn… in un loro dialetto, il «Padre che fuma». Sentirmi amato da loro, mi da una forza che mai avrei pensato di avere. Il mio, il vostro vecchio e falso mondo intriso di falsi problemi, falsi valori, falsi idoli, arrivismo, consumismo, nepotismo. L’ipocrisia fatta stile di vita. L’onestà barattata per una fetta di putrido potere. Tutto questo è molto lontano ormai. Politici corrotti col loro ossequioso seguito di portaborse, tuttologi, avvocati, notai, magistrati e giornalisti conniventi, calciatori e veline. Nemmeno mafiosi e spacciatori sopravviverebbero un giorno qui! Ogni giorno controllo i lavori in essere, risolvo qualche problema, insegno come riparare le cose, vedo cosa è possibile fare di utile col materiale recuperato in giro: nulla va sprecato, nemmeno un pezzo di lamiera, una preziosa bottiglia di plastica, un bossolo vuoto!Con la pace che ho dentro, la mia mente è libera di vedere e capire, di pensare e prevedere. Il mio sogno è una scuola e forse avremo due insegnanti inglesi da novembre. Qui non si può mandare un figlio a scuola per vent’anni perché il suo lavoro serve prima. Bisogna concentrare, in pochi anni, l’insegnamento di tutto quello che occorre nella vita: lingua comune, leggere e scrivere, nozioni tecniche, regole di vita… devono essere uomini a dieci anni. C’è una collinetta di 30 metri vicino al mio inferno e proprio sulla cima, una grande roccia. Dopo il tramonto, vado a sedermi con la schiena appoggiata a quel grande masso e suono la mia armonica. Il silenzio africano è magico: le note scivolano lontano senza attenuarsi, entrano nel grande recinto e nel cuore di ognuno. Le vedette salutano col tamburo e qualche donna canta incomprensibili dialetti sulle note di Bob Dylan: sono momenti magici quando ognuno è parte del tutto! Amavo veramente una donna ma lei non era ancora «pronta»: nel dolore e nella solitudine, ho trovato lo stimolo per andarmene. E’ grazie a lei che sono arrivato fin qua e sono felice. Quanto durerà? Qui nessuno muore di vecchiaia. E mentre l’Italia si immerge nel gossip, discute l’ultima cazzata del Governo, il bullismo, le maestre pedofile o ammira le nuove tette di inutili pseudo-famose, qui il plotone di assassini inviato per massacrarci forse sta già muovendo verso di noi. Ma un solo giorno, vissuto qui, può dare un senso nuovo ad un’intera vita. Quando accadrà, perché accadrà, non ci saranno gesta eroiche. Semplicemente ci difenderemo col coraggio di chi non ha nulla da perdere. Ma se dovessimo soccombere, la notizia non arriverà nemmeno in Italia. Forse qualcuno, alle Nazioni Unite, proporrà di inviare una diplomatica, vibrata e inutile protesta al governo di Khartoum! Perché salvare dei poveracci che, da vivi, continuerebbero a mangiare? Con te, sfondo una porta aperta: ricordi? Anch’io sono nato a Faenza e anch’io ho avuto il grande Gino Docci come insegnante di lettere, lo stesso che ha formato te. Ti auguro di scoprire il vero senso della vita e di viverla conformemente ad esso: proverai quella sensazione di pienezza interiore che solo l’essere in armonia con l’Universo può dare.
La vita è solo…
Sospiro, batter di ciglia,
lacrima che scende,
palpito di un cuore,
breve luce di lampo,
cader di foglia,
trillo di uccello.
Piccolo fuoco fatuo
nell’infinito eterno.
Questo sarà il mio ultimo viaggio: ai margini della vita, se ne sente il palpito, si avvertono sensazioni, sento che sta per accadere qualcosa e questa volta io morirò. Ti auguro di essere felice, pienamente, totalmente, come me. Fra un anno o un milione di anni ci rivedremo perché il nostro Spirito non morirà mai. Ad allora amico mio.
f.g.m.