Anche per questo, la riduzione del rischio di questa malattia sta diventando una vera e propria priorità.
La prevenzione dell'Alzheimer e i fattori di rischio
Sul versante della prevenzione esistono una serie di studi molto interessanti: si calcola che ben il 35% dei casi di Alzheimer possa essere ridotto grazie all’intervento su fattori modificabili, sui quali è possibile agire il più precocemente possibile cambiando il proprio stile di vita. Nello specifico sarebbero coinvolti 7 importati fattori:
· il basso livello educativo;
· l'obesità;
· il diabete;
· l'ipertensione;
· il fumo;
· la depressione;
· l'inattività fisica.
--La prevenzione viene distinta, dunque, in due principali categorie: primaria e secondaria.
--Gli interventi di prevenzione primaria agiscono su soggetti prima della comparsa dei sintomi,
--LA prevenzione secondaria si concentra su pazienti considerati altamente a rischio o in cui il processo neurodegenerativo della malattia è già in atto.
Di recente gli studi scientifici si sono concentrati su questa innovativa e significativa area di indagine, mostrando come alcuni interventi possano migliorare la salute cognitiva e cerebrale degli anziani.
Malattia di Alzheimer: come si diagnostica.
La variabilità dei sintomi correlati all'Alzheimer fa sì che spesso ci sia un ritardo nella diagnosi e, quindi, una mancata tempestività delle misure terapeutiche. Oggigiorno esistono però diversi strumenti diagnostici per identificare in modo precoce i soggetti ad alto rischio.
Si ricorre, infatti, ad indagini radiologiche per constatare la presenza o meno di accumuli di una particolare proteina, la beta-amiloide, che si riscontrano nel cervello dei malati di Alzheimer. Se l’esito dell’indagine PET – acronimo di tomografia a emissione di positroni – è negativo, si può affermare, con una grande probabilità, che non siamo in presenza di Alzheimer, mentre in caso di positività, si potrebbe trattare di questa come di altre patologie neurologiche che andranno accertate successivamente.In quale fascia d’età può aver senso fare queste analisi? “Sicuramente fra i 50-70 anni – ha spiegato il Dott. Zanetti – oltre la probabilità di trovare una PET positiva è molto alta, a prescindere dall’avere sintomi o meno. L’amiloide, difatti, tende ad accumularsi nel cervello 20-25 anni prima dell’inizio dei sintomi”.
Tuttavia, la PET per evidenziare la presenza di amiloide rappresenta solo uno dei passi. L’analisi diagnostica comprende un quadro molto più ampio e complesso, ovvero: un’attenta valutazione clinica del paziente, la raccolta della storia clinica, una valutazione neuropsicologica molto raffinata, risonanza magnetica per la volumetria ippocampale.
Prevenire l’Alzheimer: 6 consigli per la salute del cervello
È quindi possibile provare a prevenire l’Alzheimer e altre demenze? Certo e sono diversissime le aree su cui è possibile intervenire. È bene però sottolineare che i fattori di rischio prima elencati agiscono congiuntamente: è quindi evidente che l’eliminazione, anche se totale, di uno di questi non comporterebbe l’eliminazione totale dei casi a esso attribuiti, in quanto una parte verrebbe comunque determinata da altri fattori.
Ecco quindi 6 strategie che è possibile adottare fin da subito per migliorare le proprie performance cognitive e tenere allenato e attivo il proprio cervello:
1. Far lavorare il corpo
L’attività fisica ossigena il sangue e aiuta le cellule nervose: per tenere giovani ed energici mente e corpo, praticate la corsa, la camminata veloce o la cyclette: il tutto, senza mai forzare. 2. Evitare le cattive abitudini
Chi fuma ha un rischio maggiore di sviluppare malattia di Alzheimer. Evita le cattive abitudini: non fumate sigarette riducete l’uso di alcool e concedetevi solo un po di vino rosso! 3. Prendersi cura del proprio cuore
Ciò che fa bene al cuore fa bene anche al cervello: i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e l’ictus, come obesità, ipertensione e diabete, sono non a caso anche fattori di rischio per lo sviluppo dell’Alzheimer.
Tenete sotto controllo peso, pressione, colesterolo e glicemia.
4. Seguire una dieta equilibrata
Nutrire il nostro cervello nel modo giusto aiuta a ridurre il rischio di malattia di Alzheimer. In particolare, la dieta mediterranea si è rilevata incredibilmente efficace. Gli alimenti, che è utile consumare quotidianamente e in quantità, sono frutta e verdura (meglio se di stagione), pane, pasta, riso e cereali (meglio se integrali), olio di oliva, cipolla, aglio e spezie per insaporire i piatti, invece del sale. In sintesi, assumete meno grassi, come carne rossa, salumi, insaccati e dolci, e più sostanze antiossidanti come spremuta di melograno.
I dieci alimenti antiossidanti per eccellenza:
1. Succo di uva nera (1 bicchiere)
2. Mirtilli (1 tazza)
3. Cavolo verde cotto (1 tazza)
4. Spinaci cotti (1 tazza)
5. Barbabietola cotta (1 tazza)
6. More (1 tazza)
7. Cavoli di Bruxelles cotti (1 tazza)
8. Succo di pompelmo (1 bicchiere)
9. Fragole (1 tazza) 1170 ORAC
10. Succo di arancia (1 bicchiere)
Ed è un altro studio a dimostrarci le proprietà sorprendentemente antiossidanti degli omega-3, contenuti in larga scala da salmone, noci, semi e ortaggi a foglia verde come spinaci, insalata e cavoletti di Bruxelles.
La Harvard School of Public Health, infatti ha rilevato che individui di età superiore ai 65 anni che presentavano livelli ematici di omega-3 piuttosto alti hanno avuto una vita più lunga di più di due anni rispetto ai loro coetanei che invece non sembravano introdurre grandi quantità di questa sostanza nella loro alimentazione.
5. Stimolare la mente
Mantenere il cervello attivo e impegnato stimola la crescita delle cellule e delle connessioni nervose. Leggete libri, fate cruciverba, giocate a carte a dama, a scacchi, visitate un museo o una mostra!
Anche fare qualche lavoretto in casa o in giardino occupa la mente e le piccole riparazioni, la stimolano
6. Mantenere rapporti sociali
Prendere parte ad attività sociali e ricreative e impegnarsi quotidianamente in rapporti con altre persone stimola la mente.
Tutti i vincoli, le restrizioni,e le rinuncie che subiamo in questo periodo,non favoriscono certo nessun tipo di attività mentale.e l’uso della mascherina anche quando non è strettamente necessario,non permette di ossigenare bene il sangue che arriva anche al cervello.
Digiuno Intermittente
Effettuare un digiuno di 16 o 24 ore ogni settimana è un ottimo modo per generare i corpi chetonici in grado di rigenerare il cervello e di nutrire le aree cerebrali dove il glucosio non riesce ad arrivare a causa dell’insulino-resistenza presente nell’Alzheimer. Inoltre il digiuno stimola la differenziazione delle cellule staminali a livello cerebrale.
"La musica è una strada alternativa per comunicare con pazienti affetti da malattia di Alzheimer", ha detto Norman Foster, MD, Direttore del Centro per l'Alzheimer, "i percorsi linguistici e di memoria visiva sono danneggiati precocemente con il progredire della malattia, ma programmi musicali personalizzati possono attivare il cervello, specialmente per i pazienti che perdono il contatto con l'ambiente".
Normalmente si arriva tardi...la malattia è silenziosa e ci si accorge di averla solo quando produce effetti importanti. Ed è per questo che ho cercato di dare indicazioni che cercano di prevenirla
Un proverbio latino recita “mens sana in corpore sano”: Noi possiamo agire sulla salute del nostro corpo mettendolo in condizione di far lavorare al meglio la nostra mente.
Un proverbio latino recita “mens sana in corpore sano”: Noi possiamo agire sulla salute del nostro corpo mettendolo in condizione di far lavorare al meglio la nostra mente.
La musica e l'Alzheier hmanno una relazione strana, potente e affascinante. I pazienti con malattia avanzata improvvisamente sperimentano un risveglio mentre ascoltano una canzone della loro giovinezza, questa musica ritmata che, quasi senza sapere come, sblocca ricordi e abilità cognitive Avvolgere in un oceano di meravigliose emozioni ….
Musica e Alzheimer: come recuperare i ricordi
dei pazienti
La musica è un po' come un raggio di sole, non conosce barriere e arriva là dove i ricordi sono imprigionati dall'Alzheimer. Perché ti dico questo? Perché c'è una bella notizia da ascoltare, che sa di canzone e di speranza. Per il benessere dei nostri anziani anche meditazione e musica rilassante sono utili, scopri come in questo video:
Musicoterapia e Alzheimer - Musica e Mente
Negli ultimi anni si è assistito al proliferare di ricerche sulla validità ed efficacia della terapia musicoterapica nel trattamento dell'Alzheimer; è stato dimostrato che la musica riesce ad arrivare anche laddove sembrano esserci be poche speranze di sollievo, infatti è stato messo in evidenza il fatto che la capacità musicale è fra le ultime abilità a subire la totale compromissione.
Effetto Mozart: la musica è una
"cura" efficace per i ...
- Le malattie degenerative come l'Alzheimer sono caratterizzate da difficoltà evidenti nella creazione di nuovi ricordi, e la musica può essere un valido aiuto nel fissare nuove informazioni nella...memoria
Effetti della musica sull'agitazione ... -
Centro Alzheimer
A cura di Sara Gipponi Effects of Music on Agitation in Dementia: A Meta-Analysis. Pedersen SKA, Andersen PN, Lugo RG, Andreassen M, Sütterlin S. Front Psychol. 2017 May 16;8:742. doi: 10.3389/fpsyg.2017.00742. eCollection 2017. L'agitazione è un problema psicologico e comportamentale molto comune nei pazienti con demenza e comprende una varietà di condotte quali ripetitività ...
Memoria musicale e malattia di Alzheimer - Tesi
di Laurea ...
La demenza di Alzheimer (AD) non cancella la memoria musicale, non annulla il legame che ci fa appartenere al passato. Un recente studio analizza il caso di un anziano musicista di 82 anni affetto da AD che aveva conservato la capacità di suonare al piano composizioni precedentemente apprese, sebbene non riuscisse a identificare il compositore o il titolo di ogni lavoro.
Potenza della musica - Associazione Alzheimer
Riese
La visione di un singolo calcolatore di note nel cervello, che prende il suono come stimolo e produce percezioni musicali come risultato, consegna la musica a una sorta di silos mentale. Ma una capacità cognitiva così rimossa dal resto dell'esperienza umana come avrebbe potuto evolversi in modo indipendente?
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